• TESTI CRITICI

Mostra personale di Silvano Fois "evoluzioni", giugno 2013

Sala comunale di Monghidoro

Clicca qui per visualizzare la locandina

Silvano Fois...,

tutto ebbe inizio da lontane eco di una umanità sofferente in un perpetuo processo di trasformazione e di equilibri precari.
Bacini di memoria antica di Fois dai quali sgorgano tinte esistenziali irruenti che si allargano senza confini e che invadono superfici fisiche e mentali del proprio vissuto e della storia collettiva.
Attinge segni, scrittura, da un alfabeto intimo e profondo che lui solo sa decifrare e che prepotente arriva, comunque, diretto ed esplicito nella sua elementare complessità attraverso una gestualità libera e liberata che si avvale di grafie concentriche che si rincorrono, simbolo nel contempo di chiusura e impedimento, ma anche di nascita e perfezione.
Tutto ruota attorno ai grandi temi del ciò che è dentro e del ciò che è fuori, del ciò che è noto e del ciò che è da scoprire: una grande altalena tra immaginario e realtà.
La materia deve uscire, deve rendersi visibile, deve concretizzarsi in immagine, deve uscire allo scoperto e farsi carico di ogni onere in quanto tale, vera e definitiva.
Enormi contenitori in continua ebollizione, emersioni dei ricordi più celati e mai rivelati che però ora premono per divenire noti quasi a manifestare una volontà di liberazione.
Consapevolezza delle proprie virtù e delle proprie debolezze.
Fois protagonista e spettatore di una pellicola che scorre frenetica sotto i suoi occhi e che lo vede vittima e carnefice, ruoli che si scambiano e si alternano senza sosta.
Lui è dentro e fuori, lui sente di essere in quel contenitore, in quel ventre materno, rassicurante ma pieno di interrogativi, lui sente la spinta di uscire ma potrebbe anche perdersi. Lui è quel contenitore.
Le opere trasudano di una forte sensualità, carnali e in alcuni casi dichiaratamente allusive, trattenute però da un calibrato filo di pudore, mai esplicite, semmai intuitive. Si stagliano, nella loro potente verticalità, elementi totemici che alludono a simboli fallici che fanno da contraltare a fessurazioni dischiuse verso un'altrove conosciuto ma da esplorare, che parlano di primigenie fertilità.
Una figura, una madonna di sapore classicheggiante, incede sicura ed aggraziata nella sua drammaticità, avvolta e formata da un groviglio di lembi vitali che si pongono quale barriera protettiva riguardo quel fuori inospitale, come a custodire il proprio bagaglio di ricchezze e di certezze. Vestale consapevole e feconda.
Improvvisamente il recinto si apre, si avvertono gli umori dell'arena, lo scontro è frontale, la posta in gioco è alta. Occorre uscirne indenni, non lasciare spazio al dubbio, colpire con determinazione e sicurezza.
L'avversario è ormai privo di forze, l'esito della battaglia è certo, devi sferrare il colpo mortale, devi farlo, lo fai: la sconfitta è la tua.
Il viaggio riprende, i passi si alternano veloci, lo stupore e lo smarrimento accompagnano il percorso fatto di verità assolute e di contraddizioni destabilizzanti.
Ecco l'azzardo, ecco il coraggio.
Fois non è soltanto pittura, è anche parola scritta, un linguaggio figurato, lucidi vaneggiamenti articolati senza un apparente nesso o legame, tutto converge, si unisce e si fonde in una filosofia di pensiero unica, di visionaria coerenza.
Il parlato e ancor di più lo scritto, vanno a comporre il suo mosaico che rimanda alla pittura e al suo rimbalzo all'indietro in un continuo gioco senza fine.
Non potrebbe esistere la rappresentazione del segno pittorico senza l'appoggio concettuale della parola, mentre la parola non avrebbe terreno senza la materializzazione dell'immagine.
La genesi, punto di ogni partenza ma anche meta e arrivo, l'evoluzione, il divenire, temi vissuti da Fois come testimonianza e contributo partecipe di una umanità sempre alla ricerca di quel qualcosa di impalpabile, di indefinibile, sfuggevole e irrisolvibile, della quale sente di dover portare l'enorme peso sulle sue spalle.


Otello Gnaccarini